Prima puntata della rubrica “A tu per tu con…”, nella quale conosceremo meglio alcuni membri della dirigenza e degli staff tecnici della CBS.
Oggi incontriamo il presidente Renzo Zecchi, tra i fondatori della società negli anni ’80, e al suo vertice dal 1995: tre domande e risposte per fare un breve viaggio dagli inizi difficili e disincantati del club, ai grandi cambiamenti fatti, fino al futuro della società e del mondo del calcio in cui opera la CBS.
Presidente, trent’anni di CBS: dal 1988 a oggi quanto ha visto cambiare questa società?
È cambiato davvero tutto. Quando abbiamo iniziato non avevamo un’ambizione precisa, non potevamo prevedere ciò che sarebbe stato. Il modo di gestire le cose era completamente diverso, ma non solo per noi, per qualunque altra società a Torino. Anche nei piccoli particolari che oggi sembrano scontati, penso all’abbigliamento: è qualcosa da seguire e organizzare con attenzione; all’epoca era già un’eccezione riuscire a vestire tutti i ragazzi nello stesso modo – e noi, mi ricordo, eravamo stati tra i primi a cercare di farlo.
In quegli anni se ti piaceva il calcio, mettevi su qualche squadra e provavi a farlo. Non avremmo mai immaginato di fare tutta questa strada e arrivare fin qui.
Che momento vive la CBS in questa stagione?
Ci sono sempre degli alti e bassi – e abbiamo senz’altro affrontato entrambi negli ultimi anni – ma sono felice di vedere un Settore Giovanile in ripresa (tutte le squadre ai regionali, ndr) e una Prima Squadra che lavora bene e dà seguito al progetto di far crescere i nostri giocatori in casa. Dipende sempre da quale obiettivo ci si vuole dare, a livello di società e di risultati, e bisogna anche avere la pazienza di aspettare i frutti di un certo lavoro – che non sono mai immediati.
La società è in salute e ci siamo adattati bene anche alle nuove regole nel Settore Giovanile (sistema promozioni/retrocessioni in eredità da un’annata all’altra, ndr). Voler mantenere alta la qualità delle squadre non è un obiettivo facile da perseguire, comporta talvolta scelte difficili e spiacevoli nei confronti di alcuni ragazzi, ma ci permette di lavorare bene e dar seguito all’impegno di serietà e professionalità che tutte le persone che lavorano qui mettono ogni giorno.
Come immagina il futuro della CBS? Dove si può ancora migliorare?
Abbiamo fatto tanti passi avanti negli ultimi 15-20 anni, anche perché tutto il mondo del calcio li ha resi necessari. Anche se siamo dilettanti dobbiamo ragionare da professionisti, pensare di più in ottica aziendale, inseguire la qualità e la serietà nell’organizzazione dentro e fuori dal campo: sono tanti gli aspetti da tenere in conto e sono sensibilmente aumentati negli anni.
Siamo una delle oltre 40 società di calcio a Torino, e questo è un altro dettaglio da considerare. È davvero improbabile che nei prossimi vent’anni ci saranno tutti i cambiamenti che ci sono stati negli scorsi due decenni, e sono convinto che la strada che abbiamo intrapreso sia quella giusta. Continuare a fare le cose in modo serio e professionale, perseguendo la qualità, d’ora in poi è il nostro vero obiettivo. E riuscire, nel frattempo, a conservare quel senso di “famiglia” che da sempre ci contraddistingue e che tutti ci riconoscono.
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Ufficio Stampa CBS Scuola Calcio